Cascina Belmonte
Agricoltori alla prima generazione
Cascina Belmonte nasce nei primi anni 2000. A condurla per qualche anno mia mamma Laura, poi, durante l’università intraprendo io (Enrico) questa avventura.
Mi piace pensare di essere un debuttante, un agricoltore alla prima generazione.
Detto in inglese suona anche meglio, “first generation farmers”; sembra una cosa spaziale, nuova, che trasmette una sensazione tremendamente moderna. E moderno vuole essere il nostro modo di coltivare i campi, tralasciando l’aspetto produttivistico a favore di un approccio ecologico di conservazione del territorio.
Coltiviamo circa 20 ettari di terreno. Sei a vigneto. Dodici le varietà d’uve; sette a bacca rossa e cinque a bacca bianca. Produciamo circa 20000 bottiglie di vino, poche bottiglie di più di D’UVA e alcune migliaia di bag in box. Questi prodotti sono il mezzo, il sostentamento, per mantenere e migliorare i terreni di cui ci prendiamo cura. Nei prossimi anni Cascina Belmonte affronterà nuove e diverse avventure alla ricerca del vino naturale, di succhi ad alto valore nutrizionale e dell’incontro con i bisogni della comunità, interpretati, in una visione multicolore,
come spazi verdi ricchi di biodiversità, siepi dove far correre occhi affannati, una tavola all’aperto dove assaggiare prodotti locali, notti in cui festeggiare la primavera. Alla fine di tutto questo parte del caos urbano verrà in campagna e parte della quiete di campagna andrà in città sotto forma di sensazioni e bottiglie. Una sorta di fecondazione, di incontro, tra uomo e natura. Un’unione finalizzata a produrre frutti puliti, vino, ambiente e una giusta retribuzione per chi lavora e collabora all’avventura.
Da una lettera di nostro padre Vittorio
che, insieme a nostra made Laura, ha coltivato per anni il sogno di “Muscoline”. Non un luogo geografico fatto di materia e cose, ma luogo del cuore, una scelta di vita fatta di sogni ed emozioni.
Cari Enrico e Mario
……il bosco era antico e ricco di profumi, i colori intensi dell’autunno e camminando sotto una pioggia di foglie non ascoltavo che i miei passi. Avevo improvvisamente perduto ogni collegamento con il tempo e così decisi che sarei rimasto lì per sempre in attesa di nuove primavere di fiordalisi e primule.
Seduto spesso sotto la stessa grande quercia provavo sì sempre nuove e grandi emozioni, ma quel degradare dolce di colline mi invitava a restituire quello che l’uomo aveva tolto loro: il vestito dei prati degradanti, i nidi tra le foglie e il rincorrersi dei filari e così immaginai il mio bosco immerso in un mare di vigneti affinché la dolcezza del movimento degli alberi si prolungasse sino a confondersi con i colori dell’uva e dei tralci.
L’emozione si è trasformata in realtà e ve la consegno affinché resti sempre nei vostri cuori il racconto del primo fantastico momento in cui lasciata la città ho scoperto questo luogo ove continuerete a produrre quel vino che, nato da un momento emotivo, sarà testimonianza di una storia iniziata per caso e mi auguro destinata a ripetersi per tutte le stagioni a venire.
Muscoline 8-12-2005